Basilica
Cattedrale di Siracusa
Solennità
di Santa Lucia
Gb 19. 25-27a; dal Sal 24; Gal 2, 17-20; Mt 5, 1-12a
Siracusa, 13 dicembre 2006
1. «Ho
donato tutte le mie sostanze, e poiché non ho più nulla da offrire, offro in
sacrificio me stessa» (Atti del
martirio di
Lucia
documenta nella sua persona e nella sua giovane esistenza il fascino del
supremo dono di sé, il fascino inesauribile dell’amore.
L’amore, per
sua natura, non calcola. Tende al dono totale di sé. La sua “misura” è senza
misura, perché viene da Dio e porta impresso il marchio dell’infinito, tende
alla totalità, al per sempre.
2. Noi però,
pur desiderandolo con ogni fibra del nostro cuore, riconosciamo di non esserne
capaci. Per restituirci questa “capacità” originaria è venuto il Figlio di Dio.
«Il Verbo si è fatto carne»:
è la straordinaria notizia del Natale cui ci stiamo preparando. Per questo la solennità
di oggi offre la testimonianza di Lucia che ha fatto propria l’affermazione di Paolo:
«Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio,
che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20, Seconda Lettura).
3. Ma la
mentalità mondana (anche quella che è in noi) spesso irride alla nostra fede e
tende a ridurla nella sfera dell’irrazionale, del magico. Come già fece con Santa
Lucia, ma ella rispose con forza alla menzogna di Pascasio che la accusava di
stregoneria: «Queste non sono arti magiche: è la potenza di Dio» (Atti del martirio di Santa Lucia, Codice
greco Papadopulo).
4. Si capisce
allora la straordinaria devozione dei Siracusani per Santa Lucia. È parte della
storia di Siracusa, è impensabile senza
Santa Lucia
lega inoltre da secoli in un rapporto ormai indissolubile Siracusa a Venezia.
5. Nel dialogo
incalzante e drammatico con Pascasio, il prefetto di Siracusa e suo carnefice,
Lucia è vittoriosa. Tiene perfettamente testa all’uomo che le sta davanti, come
tante altre donne forti fin dall’Antico Testamento. Mostra l’alta dignità della
donna, che la Chiesa ha individuato (
È decisivo che
le donne oggi vivano fino in fondo questo loro genio a tutti i livelli. Da loro
dipende in larghissima misura il bene-essere della Chiesa e della società.
7. Lucia,
donatrice di luce (certamente il Manzoni lo aveva ben presente scegliendo
questo nome per la protagonista dei suoi “Promessi Sposi”), che ce lo
testimonia, ci aiuti a viverlo: «O Dio … concedi a noi che oggi gioiamo per
la passione della beata vergine Lucia, di gustare nello splendore della tua
luce il frutto dolcissimo di questo mistero che ci conforta nell’attesa della
tua venuta» (Orazione dopo la
Comunione).