Trascrizione dell’omelia del card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia, ai funerali di mons. Mario Senigaglia
(testo non rivisto dall’autore)
“Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli”. Il tema della positività della morte, che abbiamo cantato nel salmo, è tornato nel libro della Sapienza: “Solo agli occhi degli stolti parve che morisse; sono nella pace. La loro speranza è piena d’immortalità”.
Come possiamo stare di fronte ad una affermazione così liberante certo, così potentemente capace di colmare il desiderio di durata che tutti abbiamo nel cuore nel momento di un distacco duro e relativamente repentino?
Come questa parola che sgorga dal cuore dell’Antico Testamento, e che Paolo ai Romani ha confermato per noi oggi, può dare speranza anche ai familiari di don Mario, a tutti i suoi cari, al nostro presbiterio oggi così significativamente numeroso, a tutti i suoi parrocchiani, a tutti coloro che egli ha edificato? Possiamo veramente stare in pace ricompresi da questa affermazione: “preziosa è la morte” di questo sacerdote giusto.
Certamente in questi meno di tre mesi, don Mario ha retto alla prova con una testimonianza che ha purificato e confermato la dedizione di una vita. Era il 14 aprile quando si presentò da me alle 10 di mattina e mi disse: “Patriarca vengo dall’ospedale, ho fatto una tac, ho un tumore al fegato inoperabile. Ho voluto dirlo innanzitutto a lei perché voglio consegnare questo alla nostra Chiesa”. E nei tempi che sono venuti poi, continuamente ha confermato un doppio atteggiamento. Mi ha detto: “Voglio offrire tutto questo al Signore, continuando a lavorare finché posso e lottare in tutti i modi, con tutti i mezzi terreni e medici per la guarigione”. E poi nei giorni ultimi: “Adesso ho capito che è per Cristo che si deve fare, che si deve costruire, che ho fatto quello che ho fatto”.
Tre mesi di una purificazione quotidiana, dentro un’offerta dolorosa e travagliata, ma totale e incondizionata. Veramente il Signore dei vivi e dei morti capisce e ci documenta che preziosa è la morte di don Mario. E’ preziosa non solo per il Signore, è preziosa anche per lui. Questo ce lo fa capire molto bene Paolo oggi: “Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”.
Forse non c’è intelligenza più potente di che cosa sia la resurrezione della carne: nella quale noi crediamo fermamente perché rivedremo don Mario nel suo vero corpo, nel nostro vero corpo.
Non c’è spiegazione più chiara di questo “Siamo sempre del Signore”: lui è del Signore ora, con lui già lo siamo ora. Né ci trattiene lontano da questo abbraccio carico di amore il fatto che ciascuno di noi, lo dico per me innanzitutto, renderà conto a Dio di se stesso. Questo è il principio per cui Paolo ci invita a non giudicare nessuno, perché la questione in ultima analisi è tra la libertà di Dio e la mia libertà. Cosa sto facendo di questo abbraccio, di questa possibilità di Dio? Di questo darò conto e questo potrà essere, se io lo vorrò, la strada della sua piena misericordia.
Qui sta, carissimi amici, il segreto di questo sacerdote che ora consegniamo nelle mani del Padre: coloro che sono fedeli nell’amore vivranno presso di Lui. E questo amore ce lo ha descritto molto bene il Santo Vangelo: questo amore che non è riducibile a intenzione, a passione, a generosità, a inclinazione, a puro desiderio di bene per l’altro, ma questo amore che è partecipazione oggettiva all’opera di edificazione della Chiesa, questo amore che preferisce il povero e l’ultimo perché è a partire da quell’abbraccio con Cristo Gesù sulla croce e tiene dentro tutti.
Don Mario, nella sua polivalente testimonianza, ci ha dato conto di questo.
Ecco allora perché può diventare preziosa anche per noi, oltre che per il Signore e per don Mario, questa morte se io mi decido a questo amore oggettivo, a questo amore effettivo.
Ognuno di noi, carissimi amici, gentili autorità, ci metta ora del suo nel tentare di identificare come lo sta praticando questo amore effettivo, così che la sua morte - che partecipa alla grande opera salvifica di Cristo perché è una morte avvenuta nella fede e che è destinata alla resurrezione - possa essere feconda per me, per te, per ognuno di noi, possa essere quindi preziosa e non finisca tutto in un ricordo sentimentale.
Ma tutto ci riporti a una costruzione operosa per il bene della
nostra chiesa, per il bene della nostra città perché lui ha veramente sempre
operato in forza e in obbedienza alla chiesa per ciò che la chiesa è ed è chiamata
ad essere: un segno trasparente di bene, di amore e di misericordia di Dio per
tutti gli uomini e tutte le donne in qualunque momento e circostanza. Preziosa
quindi sia anche ai nostri occhi la morte del carissimo don Mario che ora
affidiamo a Dio, ma che a partire da questo momento tratteniamo nella memoria
oggettiva della nostra chiesa e della nostra città assumendo la sua
responsabilità nei confronti dell’amore effettivo. Amen.