Patriarcato di Venezia
Ufficio stampa
Venezia, 23 maggio 2014
‘Venezia è stata veramente la mia casa e la mia famiglia’: pubblicato su Gente Veneta il testamento spirituale del Patriarca Marco Cè
Sintetizza la sua vita con due parole latine – ‘Respexit pauperem’ – paragonandosi a un povero sul quale si è posato stabilmente lo sguardo di Dio
E’ un testo molto semplice e breve, tutto carico di quell’umanità e di quella fede che ne hanno sempre contraddistinto l’intera vita: è il testamento spirituale del Patriarca emerito di Venezia card. Marco Cè, morto il 12 maggio scorso a Venezia, reso noto e pubblicato oggi sul nuovo numero del settimanale diocesano Gente Veneta. Lo scritto risale al 21 novembre 2007, è quindi datato nel giorno della festa della Madonna della Salute e ‘suscitato’ dalla morte improvvisa – avvenuta pochi giorni prima – di mons. Giuseppe Visentin, per 22 anni vicario generale della diocesi veneziana proprio con il card. Cè. Nel testamento spirituale (la trascrizione integrale è nel file allegato) vi sono poi due aggiunte più recenti: una del febbraio 2009 e l’altra dell’ottobre 2013.
‘Ripensando alla mia vita – osserva il Patriarca Marco -, mi pare di poterla raccogliere sotto due parole: ‘Respexit pauperem’. Il Signore mi ha avvolto con la sua gratuità: sacerdote, vescovo, patriarca di Venezia e cardinale, sono i segni di un amore che ha portato tutta la mia vita. ‘Respexit pauperem’: io lo ringrazio e lo benedico. Venezia è stata per me un grande dono: l’ho amata e sono stato riamato al di sopra di ogni mio merito. Venezia è stata veramente la mia casa e la mia famiglia’. Nel testo il card. Cè confessa il grande affetto avuto per i suoi preti (‘Ho amato molto i miei sacerdoti: hanno portato anche il peso dei miei limiti. Ho ringraziato il Signore per il loro amore’), cita espressamente i successori Scola e Moraglia (di ognuno dice: ‘con me sempre troppo buono’), riserva un passaggio di ‘infinita riconoscenza’ al segretario particolare mons. Valerio Comin che definisce ‘Buon Samaritano’ (‘mi è stato vicino e compagno di strada come un fratello, condividendo con me tutto, sostenendomi con la sua bontà e aiutandomi con la sua lealtà. Lo ricompensi il Signore. Dal Paradiso, dove spero di essere accolto, gli sarò vicino ogni giorno’) e termina, infine, invocando la benedizione di Dio sulla ‘mia amatissima Venezia e la sua Chiesa’.
In occasione della prima stesura del 2007, il Patriarca emerito Marco aveva aggiunto anche alcune disposizioni circa i pochi beni che, da tempo, lui e il segretario condividevano già pienamente, in una sorta di ‘cassa comune’. Una metà, dunque, appartiene a don Valerio; l’altra metà va a sostenere le necessità della Casa di spiritualità diocesana Maria Assunta di Cavallino mentre i suoi libri sono destinati alla biblioteca del Seminario Patriarcale di Venezia.
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